Questo libro propone una riflessione sulle criticità attuali del SSN e sulle possibili strategie per affrontarle, attraverso alcune interviste che Rosanna Magnano, giornalista del Sole 24 ore, propone ad alcuni clinici che si sono contraddistinti per una particolare dedizione nella promozione della salute, in un biennio che ha modificato tutto ciò che davamo per scontato in tema di salute.

Il nostro SSN fondato su concetti quali universalità, uguaglianza ed eticità delle cure, è ancora sostenibile? o dobbiamo rassegnarci a un sistema più selettivo, per censo, per pochi, per chi può? Nelle diverse interviste, considerando che la salute costituisce di fatto la premessa per il benessere e lo sviluppo di ogni comunità, si cerca di ipotizzare strategie per affrontare la sfida di una popolazione che invecchia; per formare le professioni sanitarie in un contesto digitale e tecnologico; per reperire e utilizzare le risorse con appropriatezza; per evitare di escludere dalle cure la parte più debole della popolazione.

Nel primo capitolo Paolo Nucci propone, in termini storici, una sintesi dei punti salienti che hanno portato dalla costituzione del SSN fino alle più recenti modifiche normative che definiscono le Case della Comunità, evidenziando alcune criticità, tra cui le marcate differenze inter-regionali e la carenza dei medici specialisti e degli infermieri.

Nel secondo capitolo Maria Cristina Messa analizza il tema della formazione e della ricerca come dimensione chiave delle cure pubbliche, considerando tuttavia:

  • le maggiori carenze per alcune specializzazioni più “gravose”;
  • le marcate differenze tra Regioni (ad es. maggiori carenze al Sud);
  • i contenziosi e la medicina difensiva;
  • la necessità di definire meglio i percorsi formativi dei MMG;
  • le minori opportunità di fare ricerca durante alcuni percorsi formativi.

Nel capitolo successivo Giuseppe Remuzzi considera alcuni problemi sui quali concentrare l’attenzione:

  • la distribuzione inadeguata dei medici;
  • la mancata attrattività degli ospedali pubblici e la difficoltà di fare un percorso di ricerca affiancato alla clinica;
  • l’inadeguata valutazione delle priorità nelle liste di attesa;
  • la facilità con la quale vengono attivati contenziosi;
  • la mancanza di programmazione;
  • la carenza di attività territoriali centrate sulla prevenzione, presa in carico e gestione della cronicità e delle fragilità.

Nel quarto capitolo Fabrizio Starace affronta il tema della salute mentale, sottolineando la centralità della “tecnologia umana”, degli operatori, e che l’ormai evidente carenza di risorse umane compromette pesantemente l’efficacia dei Servizi, se non la loro stessa sopravvivenza. Di fatto, a fronte di un evidente incremento dei bisogni di salute mentale, i Servizi di Salute Mentale sono stati scarsamente coinvolti nelle implementazioni di personale negli anni di pandemia. Pertanto il carico di lavoro, difficilmente gestibile, espone gli operatori a rischio di burnout, in un contesto quale quello della salute mentale, dove la gestione di attività complesse necessiterebbe invece di competenze, empatia, motivazione e tempo. Infine, a rendere ancora più difficile il ruolo dello psichiatra, si pone la “posizione di garanzia” che induce di fatto uno spostamento verso una dimensione custodialistica di controllo e verso la medicina difensiva.
Tra le proposte per fronteggiare tutte queste diverse problematiche, gli esperti intervistati evidenziano:

  • l’ampliamento per qualche anno del numero di persone che possono accedere al numero chiuso e la ridefinizione dell’esame di accesso e dei percorsi formativi della facoltà di Medicina;
  • il favorire percorsi che possano coinvolgere i giovani medici durante e dopo la specializzazione nei contesti del servizio pubblico;
  • la depenalizzazione dell’atto medico;
  • le incentivazioni a professionisti che operano in aree svantaggiate;
  • la valorizzazione di tutte le figure professionali;
  • possibili accordi con assicurazioni e privati per smaltire le liste di attesa purché sia mantenuta una governance pubblica;
  • l’incremento della ricerca e il collegamento tra le Università ed i contesti dove si eroga l’assistenza;
  • la necessità di collegare salute e ricerca, innovazione e imprese;
  • l’importanza di potenziare le cure sul territorio;
  • il coinvolgimento dei pediatri di libera scelta e dei medici di medicina generale in progetti di ricerca mirati ai bisogni della popolazione.

Nello specifico della salute mentale infine, tra le possibili strategie per fronteggiare le difficoltà attuali, vengono sottolineate tra l’altro le seguenti azioni:

  • negoziare con il provato un ruolo (governato dal gestore pubblico) per la presa in carico dei disturbi mentali lievi;
  • implementare strumenti digitali innovativi nel trattamento dei disturbi mentali lievi;
  • potenziare il supporto psicologico nel territorio;
  • favorire il task-shifting;
  • ridefinire mandato e priorità dei Dipartimenti di Salute Mentale;
  • utilizzare i dati sanitari per conseguenti decisioni di sanità pubblica;
  • promuovere l’approccio descritto nel Piano d’azione nazionale sulle dipendenze.

Copertina e indice del libro