A cura di Nadia Magnani

Un recente studio tedesco pubblicato su BJPsych Open (1) ha indagato gli atteggiamenti degli operatori della salute mentale nei confronti delle misure coercitive, attraverso il progetto Attitudes toward Coercion (AttCo) (1).
Il tema dell’atteggiamento verso la coercizione è stato affrontato anche nell’ambito dello Studio TSO condotto dalla SIEP (Studio multicentrico nazionale sui fattori correlati all’attuazione dei Trattamenti Sanitari Obbligatori nei Servizi di Salute Mentale) e la SIEP ha recentemente pubblicato un lavoro sulla validazione della versione italiana della SACS (2, 3).
Relativamente allo studio tedesco, 1702 professionisti della salute mentale hanno compilato un questionario online basato sulla Staff Attitude to Coercion Scale (SACS). Il campione, multiprofessionale e rappresentativo, include operatori ed esperti per esperienza attivi nella salute mentale dell’adulto, dell’infanzia-adolescenza e in ambito psichiatrico forense.
Dai risultati di questo studio tedesco emerge che gli operatori pur riconoscendo che la coercizione può compromettere la relazione terapeutica, la considera talvolta necessaria per motivi di sicurezza, evidenziando però un ampio consenso sul fatto che la coercizione potrebbe essere ridotta garantendo più tempo e contatto personale con i pazienti.
Gli operatori che lavorano nel contesto della psichiatria forense hanno mostrato le posizioni meno critiche verso la coercizione. Rispetto agli infermieri, i medici hanno mostrato atteggiamenti più critici, e ancor più sensibili ai rischi della coercizione sono apparsi gli psicologi e altri operatori terapeutici; gli esperti per esperienza rappresentavano infine il sottogruppo più critico. L’età, il genere e l’anzianità di servizio non hanno avuto un impatto significativo, una volta controllati gli altri fattori, rilevando come gli atteggiamenti verso la coercizione fossero influenzati dal contesto professionale e organizzativo più che da caratteristiche individuali.
Sulla base di questo studio, gli autori ritengono che sia necessaria un’azione di advocacy per ottimizzare i fattori strutturali, promuovere riflessioni etiche sugli atteggiamenti e valorizzare nella formazione del personale, temi centrati sui diritti e orientati alla recovery.

Bibliografia

  1. Czernin K, Oster A, Jaeger M, Junghanss J, Baumgartner JS, Mahler L. Attitudes of psychiatric staff toward coercion: nationwide AttCo study. BJPsych Open. 2025;11(5):e195. doi:10.1192/bjo.2025.10808 https://www.cambridge.org/core/journals/bjpsych-open/article/attitudes-of-psychiatric-staff-toward-coercion-nationwide-attco-study/F249E009F297AF5CC1DDD0168B8BBC3C
  2. Picardi A, Magnani N, Bruschi C, et al. Validation of the Italian version of the Staff Attitude to Coercion Scale: an instrument to explore the attitude to coercion in mental health services. Minerva Psychiatry 2025;66(2):93-9 https://www.minervamedica.it/en/journals/minerva-psychiatry/article.php?cod=R17Y2025N02A0093
  3. Staff Attitude to Coercion Scale (SACS) © Versione Italiana