La vicenda riguarda un giovane italiano, Matteo Lavrogna, affetto da una non meglio specificata ‘psicosi’, nei cui confronti, mentre si trovava ricoverato in un reparto psichiatrico, sono state applicate per quasi otto giorni misure contenitive (è stato legato e gli sono stati somministrati sedativi) a seguito di alcuni episodi di aggressività nei confronti dei genitori e del personale sanitario.
Ad avviso della Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto, all’unanimità, che nel caso di specie vi sia stata una violazione dell’articolo 3 (divieto di trattamenti inumani o degradanti) CEDU.