“Sono disponibili soluzioni efficaci per i disturbi mentali”, dichiarava il Report dell’OMS sulla salute mentale ventidue anni fa. Ma cosa da allora è effettivamente cambiato in termini pratici, nella vita reale delle persone?

Se lo chiedono tre membri della Pan-European Mental Health Coalition (una partnership lanciata dalla Regione Europea dell’OMS nel 2021) in un commento pubblicato il 9 ottobre 2023 su Lancet Psychiatry: non la prevalenza dei disturbi mentali, che è ancora di circa una persona su otto a livello globale e una su sette nella regione europea dell’OM; non il mero onere sociale ed economico causato da tali condizioni, che rappresenta circa il 5% degli anni persi a causa di disabilità (DALY); non il numero di persone che ricevono effettivamente un trattamento: ad esempio, circa una persona su quattro affetta da psicosi non è ancora assistita dai servizi di salute mentale in Europa.

“La forza lavoro della salute mentale nella regione europea dell’OMS è scesa da circa 50 operatori per 100.000 abitanti a circa 45. Sebbene la spesa pubblica pro capite per la salute mentale sia più che raddoppiata tra il 2017 e il 2020 (da 21,70 a 46,49 dollari), un segnale incoraggiante, la maggior parte dei finanziamenti è ancora destinata agli ospedali psichiatrici, dove le pratiche coercitive e le violazioni dei diritti umani rimangono fin troppo comuni.

La salute mentale è sotto i riflettori più che mai. Tuttavia, le persone affette da malattie mentali sono spesso stigmatizzate e discriminate. Lo stigma non solo comporta una sofferenza diretta (spesso più della condizione stessa), ma contribuisce anche al continuo sotto-investimento nei sistemi di salute mentale e a una sensazione, diffusa tra i governi, i responsabili politici e i leader, che non si possa fare nulla, almeno prima che ci siano più dati o evidenze dalla ricerca, nonostante il notevole numero di prove oggi a disposizione”.

Sulla base di queste considerazioni, la Pan-European Mental Health Coalition è nata con lo scopo di dare spazio alle istituzioni e agli esperti per professione e per esperienza (leader nazionali, professionisti, membri della società civile, rappresentanti di organizzazioni internazionali), per condividere conoscenze ed esperienze, con particolare attenzione all’implementazione delle buone pratiche.
Nel corso del primo anno di attività della partnership, sono stare individuate, nel coso di un’ampia review, alcune idee-chiave:

  • le comunità e le strutture non sanitarie dovrebbero essere integrate nella implementazione, nella prevenzione e nella promozione dei servizi di salute mentale;
  • l’inclusione di persone con esperienza vissuta nel processo decisionale deve essere significativa, non simbolica;
  • le politiche non dovrebbero limitarsi a definire l’ambito di lavoro, ma definire come svolgere tale lavoro e garantirne l’impatto (compresa l’assegnazione dei finanziamenti necessari).

È vero, nessuna di queste idee è nuova. In effetti, esse riflettono in gran parte ciò che del resto è stato evidenziato negli ultimi due decenni, sia le sfide che le soluzioni. Ciò su cui la Coalition insiste è il fatto evidente che, malgrado l’estrema eterogeneità delle pratiche e degli esiti (difficili da descrivere e da valutare), esistono molteplici esperienze, molto spesso nate dal basso piuttosto che dai vertici organizzativi, che testimoniano la validità di approcci realmente innovativi ed “efficaci”. E ribadiscono che dobbiamo tenere a mente che il settore sanitario da solo non può sperare di ottenere un cambiamento duraturo. Costruire connessioni al di fuori del settore sanitario, con le scuole, le istituzioni di assistenza sociale, i luoghi di lavoro, le organizzazioni sportive, artistiche e culturali e altro ancora, è l’unico modo per garantire che la salute mentale sia importante per tutti e che tutti abbiano un ruolo da svolgere nell’affrontare quella che è davvero una delle più grandi sfide del nostro tempo.

Vai al rapporto Guidance and technical packages on community mental health services: promoting person-centred and rights-based approaches