Con l’Intesa sancita il 21.12.22 sulla “nuova metodologia per il calcolo dei fabbisogni di personale del SSN” si è finalmente posto rimedio alla discussa assenza della Salute Mentale dal disegno di riorganizzazione dell’assistenza territoriale definito col DM 77/22. Le novità che introduce riguardano sia aspetti organizzativi (con l’individuazione di quattro livelli assistenziali, da quelli relativi all’assistenza primaria, in cui si declina il rapporto tra Dipartimenti di Salute Mentale e Case della Comunità, al livello delle reti specialistiche di area vasta, regionali o inter-regionali) che strutturali (la rete ospedaliera dei Servizi Psichiatrici Diagnosi e Cura). Di rilievo ancora maggiore, l’identificazione di standard minimi di personale necessari per il funzionamento a regime del sistema di salute mentale di comunità.
Le analisi condotte confrontando la situazione attuale con quella prevista a regime mostrano che il vincolo economico è tutt’altro che insormontabile, anche nel breve termine. L’applicazione degli standard comporterebbe infatti una spesa complessiva di circa 785 Mln di Euro; di conseguenza la spesa per la Salute Mentale si sposterebbe dal 3,0% al 3,6% del Fondo Sanitario Nazionale. Anche la carenza di personale specializzato, come abbiamo discusso in un recente articolo, potrà essere affrontata con successo attraverso rigorose quanto necessarie riforme strutturali.