Paolo F. Peloso. Franco Basaglia, un profilo. Dalla critica dell’istituzione psichiatrica alla critica della società. Roma: Carocci, 2023
Con l’avvicinarsi del centenario della nascita di Franco Basaglia, che cadrà nel marzo di quest’anno, la casa editrice Carocci ha affidato a Paolo Francesco Peloso, psichiatra che lavora a Genova ed è responsabile del Distretto 9 del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze di ASL 3, il compito di scrivere un profilo del grande psichiatra noto soprattutto per essere stato l’ispiratore della legge che ha chiuso i manicomi nel 1978, per la collana Quality Paperbacks.
La “quasi-prefazione” scritta da Valeria Paola Babini, tra le storiche della psichiatria più accreditate in Italia, ci porta nel pieno degli anni ’60-’70, la vivacità del dibattito culturale e le istanze politiche che ebbero in Basaglia uno dei protagonisti per l’Italia, ma insieme influenzarono fortemente il suo pensiero e il suo lavoro in quello che fu senz’altro un incontro fortunato tra un uomo e il suo tempo.
Non è la prima volta che Peloso, che ha al suo attivo tra l’altro un saggio sulla storia della psichiatria durante il fascismo pubblicato da Ombre corte nel 2008, si occupa di Basaglia: l’anno scorso, infatti, ha dedicato allo psichiatra veneziano un voluminoso studio, Ritorno a Basaglia? La deistituzionalizzazione nella psichiatria di ogni giorno, pubblicato a Genova da Erga edizioni, nel quale veniva approfondito soprattutto il lavoro del protagonista come psichiatra nel suo rapporto con i problemi dell’assistenza psichiatrica di oggi.
Questo nuovo saggio è dedicato invece soprattutto al rapporto di Basaglia con la società italiana del suo tempo, nella quale in molti tra i lettori ritroveranno senz’altro i propri anni giovanili, e si apre con due capitoli che presentano la reazione della stampa quotidiana alla notizia della sua morte, con le voci in primo luogo dei giornalisti che in molti casi lo avevano conosciuto personalmente, dei colleghi, dei politici e anche dei malati. Nei capitoli successivi viene ripercorsa la biografia, dall’adolescenza trascorsa a Venezia e culminata con l’arresto per antifascismo, al decennio padovano, a quello goriziano, il breve periodo trascorso in parte a Parma e in parte all’estero, e poi il decennio triestino nel corso del quale circostanze favorevoli gli permisero di portare a termine il suo progetto che doveva apparire allora a molti un po’ folle: convincere la società italiana che il manicomio poteva essere chiuso e i malati potevano essere curati meglio a casa. Per ognuno di questi periodi vengono ricostruite le letture che ne fanno uno psichiatra e un intellettuale colto e cosmopolita e le testimonianze lasciate da coloro che lo hanno incontrato, oltre agli aspetti della sua pratica psichiatrica più stimolanti per la psichiatria italiana di oggi. Gli ultimi due capitoli sono dedicati a come la sua figura e il suo pensiero emergono da quella sorta di autobiografia che finirono per essere le conferenze che tenne in Brasile nel 1979 e all’individuazione di dieci parole chiave con le quali cogliere i tratti salienti del profilo umano, professionale e intellettuale di questa figura così ricca e poliedrica, e per molti aspetti ancora straordinariamente capace di destare scandalo e interrogativi, della storia e della psichiatria italiana recenti.