di Fabrizio Starace*

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato il 13 maggio un Policy Brief per dare impulso alle azioni globali per la Salute Mentale nel corso della pandemia da coronavirus.

Nel suo discorso Guterres ha sottolineato come il virus SARS-CoV-2 non stia solo attaccando la nostra salute fisica ma anche aumentando la sofferenza psicologica. Ha quindi passato in rassegna le cause principali di queste sofferenze: “Dolore per la perdita dei propri cari… Shock per la perdita di posti di lavoro… Isolamento e restrizioni ai movimenti… Dinamiche familiari difficili… Incertezza e paura per il futuro…” “Quelli più a rischio sono operatori sanitari in prima linea, anziani, adolescenti e giovani, quelli con problemi di salute mentale preesistenti e quelli coinvolti in conflitti e crisi.”

Si è quindi soffermato sullo stato dei Servizi di salute mentale, impoveriti da anni di abbandono e investimenti insufficienti, e sulla necessità di rafforzarli perché siano in grado di rispondere alla crisi sociale ed economica che la pandemia di COVID-19 ha determinato. “Anche quando la pandemia sarà sotto controllo, il dolore, l’ansia e la depressione continueranno a colpire persone e comunità.”
Quindi Guterres è passato ad interpellare i Governi degli Stati Membri perché operino concretamente per dare risposta ai bisogni di salute mentale delle popolazioni esposte alla pandemia da coronavirus.

“I servizi di salute mentale sono una parte essenziale di tutte le risposte del governo a COVID-19. Devono essere ampliati e interamente finanziati. Le politiche devono supportare e prendersi cura delle persone affette da condizioni di salute mentale e proteggere i loro diritti umani e la loro dignità.”

“Chiedo ai governi”, ha concluso Guterres, “di annunciare impegni ambiziosi in materia di salute mentale in occasione della prossima Assemblea Mondiale della Sanità.”

Nell’UN Policy Brief le azioni da intraprendere sono chiaramente sintetizzate:

  • Applicare un approccio globale (whole-of-society) per promuovere, proteggere e aver cura della salute mentale. L’inclusione dei temi della salute mentale e psicosociale nella risposta nazionale al Covid-19 è essenziale perché migliora la qualità della programmazione, le capacità di coping delle persone durante la crisi, riduce la sofferenza e consente di accelerare la ripresa e la ricostruzione delle comunità.
  • Assicurare una ampia disponibilità di interventi di salute mentale e supporto psicosociale in emergenza. Occorre sostenere un’azione comunitaria, che rafforzi la coesione sociale, la solidarietà e capacità di gestire la salute, riduce la solitudine e promuove il benessere psicosociale. Va implementato l’uso innovativo delle tecnologie per favorire i contatti da remoto. Attenzione prioritaria va dedicata a proteggere e promuovere i diritti umani delle persone con disturbi mentali gravi e disabilità.
  • Sostenere la costruzione dei servizi di salute mentale del futuro, attraverso più cospicui investimenti che attenuino le attuali disuguaglianze. L’assistenza va orientata verso il superamento dell’istituzionalizzazione e il rafforzamento di servizi di comunità. Tutti i programmi per affrontare e ridurre i problemi di salute mentale creati dalla pandemia devono essere, infine, monitorati e sottoposti a valutazione.

Ora che nel nostro Paese i dati sulla pandemia sembrano mostrare un andamento più rassicurante, e che l’attenzione si sposta su misure e modalità di rilancio, è più che mai necessario ricordare che “non c’è ripresa senza salute mentale”.

* Presidente SIEP e Componente Consiglio Superiore di Sanità.