Nell’ambito del Progetto DiAPASon (DAily time use, Physical Activity, quality of care and interpersonal relationships in patients with Schizophrenia spectrum disorders), è stato recentemente pubblicato il lavoro “Quality of residential facilities in Italy: satisfaction and quality of life of residents with schizophrenia spectrum disorders” di Martinelli e coll., del quale proponiamo una sintesi.

Martinelli A, Killaspy H, Zarbo C, et al. Quality of residential facilities in Italy: satisfaction and quality of life of residents with schizophrenia spectrum disorders. BMC Psychiatry 2022;22: 717.

Il progetto nazionale DiAPASon (DAily time use, Physical Activity, quality of care and interpersonal relationships in patients with Schizophrenia spectrum disorders) si propone di valutare l’utilizzo del tempo quotidiano, la qualità delle relazioni, l’uso del tempo e l’attività fisica in tempo reale, nelle strutture residenziali che ospitano utenti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico.

Le strutture residenziali costituiscono una risorsa che deve essere orientata all’inclusione nella comunità e alla recovery di utenti con disturbi mentali gravi (la metà degli ospiti delle strutture residenziali sono affetti da disturbi dello spettro schizofrenico). Dati forniti dal Ministero della Salute segnalano che le strutture residenziali, pur essendo utilizzate da una percentuale molto bassa (3,4%) dei pazienti in cura presso i Dipartimenti di Salute Mentale, utilizzano il 40% della spesa totale dei DSM.

Nel lavoro sono state valutate 48 strutture residenziali (17 SRP1; 15 SRP2; 16 SRP3) e reclutati complessivamente 161 ospiti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico. Scopo del lavoro era:

  1. indagare la qualità e le caratteristiche delle strutture residenziali in Italia utilizzando il Quality Indicator for Rehabilitative Care – Supported Accommodation (QuIRC-SA);
  2. esplorare le caratteristiche sociodemografiche e cliniche (quali la gravità del disturbo ed il funzionamento psicosociale) e le esperienze di cura (ad esempio l’atmosfera percepita nella residenza e la soddisfazione per il servizio) degli ospiti delle residenze affetti da disturbi dello spettro schizofrenico.

I risultati relativi alla qualità ed alle caratteristiche delle strutture residenziali, esplorate attraverso le dimensioni del QuIRC-SA, mostrano che i punteggi più bassi erano quelli relativi alla dimensione “prassi orientata alla recovery”, i punteggi più alti quelli relativi alla dimensione “promozione dei diritti umani”; le SRP2 presentavano i punteggi più bassi, le SRP3 i punteggi più alti.
Relativamente alle caratteristiche socio-demografiche, i due terzi degli ospiti valutati erano maschi, con un’età media di 41,5 anni (SD 9,7) ed avevano trascorso una media di 39,1 mesi (SD 53,8) nella struttura residenziale, ma la durata dell’inserimento in struttura era significativamente più lungo per gli ospiti delle SRP3 rispetto a quelli delle SRP1. In generale, la durata media dei percorsi residenziali risultava essere maggiore rispetto alla durata massima indicata dal Ministero della Salute per ciascuna tipologia di struttura.

Gli ospiti delle diverse strutture residenziali non presentavano differenze relativamente al funzionamento e alla gravità complessiva del disturbo (quest’ultima valutata considerando il punteggio totale della BPRS), ma gli ospiti delle SRP3 presentavano sintomi depressivi, sintomi cognitivi e sintomi negativi meno gravi rispetto agli ospiti delle SRP2. Inoltre gli ospiti delle SRP3 presentavano una migliore qualità della vita e risultavano essere più occupati rispetto a quelli delle altre strutture residenziali. La percentuale di utenti che presentavano un’occupazione era comunque molto bassa e i programmi finalizzati alla ricerca di un lavoro e allo sviluppo di competenze in ambito lavorativo risultavano essere scarsamente implementati.
Circa il 20 % dei posti disponibili nelle strutture non risultavano occupati ed i posti non occupati risultavano essere più numerosi nelle SRP3.

In termini generali, gli autori sottolineano che i punteggi più bassi osservati relativamente alle prassi orientate alla recovery in tutte le strutture residenziali, suggeriscono la necessità di implementare programmi specifici finalizzati al perseguimento di questo obiettivo. I referenti delle strutture residenziali inoltre, contrariamente ad uno dei principi fondamentali della recovery, ovvero “avere aspettative positive e promuovere speranza”, ritenevano che solo una minoranza degli ospiti delle residenze potesse fare un percorso verso situazioni più indipendenti, forse anche per la mancanza di contesti adeguati dove realizzare progetti con maggior grado di autonomia.

Il coinvolgimento dei familiari è stato considerato solo per la metà degli ospiti delle strutture residenziali e solo poche residenze impiegavano “utenti esperti” per promuovere il supporto tra pari, mentre questo, come noto, è di per sé un marker di servizi orientati alla recovery.

Bibliografia 
Martinelli A, Killaspy H, Zarbo C, et al. Quality of residential facilities in Italy: satisfaction and quality of life of residents with schizophrenia spectrum disorders. BMC Psychiatry 2022;22: 717.