Ambra Galia
Medico Psichiatra, Centro di Salute Mentale, Azienda Sanitaria Locale Città di Torino
Caterina Corbascio,
Medico Psichiatra, già Direttore del Dipartimento di Salute Mentale Asti e Alessandria
L’obiettivo di questo lavoro è comprendere e analizzare le difficoltà di giovani psichiatri al loro primo impatto con il lavoro nei Servizi di Salute Mentale. Queste esperienze si inseriscono nel tema più generale della disaffezione dei medici dal Servizio Pubblico, fenomeno che sta generando dimissioni in massa con conseguente grave crisi dell’operatività dei Servizi.
La nostra indagine nasce dalle riflessioni di un piccolo gruppo di lavoro, in seguito mediato da interviste ad altri medici dei Servizi di Salute Mentale del Piemonte. Il campione degli intervistati include 8 medici psichiatri, di età compresa tra 30 e 40 anni, con anzianità di servizio non superiore a 6 anni.
L’intervista ha esplorato i temi emersi dalle prime discussioni del gruppo:
- il funzionamento dell’equipe multiprofessionale, la solitudine del giovane medico, l’intoccabilità dell’organizzazione gerarchica,
- la responsabilità e la tutela legale offerta dal Servizio,
- la distanza tra scuole di specializzazione, attività di ricerca e pratiche dei Servizi,
- gli incentivi per rimanere nel SSN.
I risultati riportano i nuclei principali e maggiormente condivisi dai diversi intervistati secondo la valutazione condotta parallelamente dalle autrici coinvolte.
- La solitudine nella pratica clinica è un tema condiviso che vede gli psichiatri, barricati nei loro studi, riducendo al minimo le interazioni con gli altri operatori. Le riunioni dell’equipe multiprofessionale non assolvono pienamente all’antico mandato. È invece fondamentale che tutte le figure coinvolte nel progetto di cura del paziente abbiano una formazione finalizzata al lavoro di gruppo. A questi aspetti critici, si aggiungono le abitudini incrollabili della macchina sanitaria, dove nulla può cambiare perché “si è sempre fatto così”. La sensazione dei neoassunti è quella di essere ridotti ai pezzi di un puzzle, collocati dove serve solo per riempire i buchi liberi, senza che sia concesso margine di miglioramento.
Ciò si coniuga con un cambiamento fenomenologico della sofferenza mentale, che trova espressione in disturbi di personalità borderline e narcisistici, con disturbi del comportamento alimentare, autolesionismo, il tutto con esordi più precoci. Tali patologie richiedono nuove modalità di intervento, ripensando a agganci differenti all’interno delle relazioni di cura. Per arrivare alle nuove generazioni dobbiamo conoscere i loro canali comunicativi e le loro modalità espressive e tutto questo non può essere lasciato alla libera improvvisazione del singolo psichiatra. Inoltre, si deve far fronte all’aumento delle richieste di intervento legate agli effetti sociali di lunga durata della pandemia. - Nei Centri di Salute Mentale (CSM) e nei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA) convergono richieste di ogni tipo e viene demandato allo psichiatra il compito di reperire soluzioni immediate. In assenza di cooperazione fattiva tra Servizi, queste esitano spesso in un ricovero improprio in SPDC, eseguito con il fine di prevenire rischi medico-legali. In Piemonte sono stati chiusi numerosi SPDC, con conseguente riduzione di posti letto che si aggiunge alla carenza di risorse sul territorio. E’ ricorrente nelle interviste l’esperienza di servizi privati che, in ragione di lunghe liste di attesa, nel tentativo di supplire a tali carenze, impongono limiti più restrittivi sui criteri di ingresso dei pazienti. Questo si verifica nonostante che in Piemonte il ricorso agli inserimenti residenziali sia il doppio della media nazionale. Accanto a ciò, ma non meno importante a livello personale, viene segnalata la mancanza di incentivi di rapida progressione di carriera, necessari alla crescita professionale.
- La qualità dell’offerta formativa delle Scuole di specializzazione è orientata a contesti clinici universitari, a cui accedono pazienti selezionati, spesso non della stessa gravità di quelli che afferiscono ai Servizi territoriali. La specializzazione pertanto è ritenuta incompleta rispetto alle competenze lavorative richieste nei Servizi territoriali. È necessario concordare con l’Università diversi contenuti nei percorsi formativi, con attenzione alla ricerca che coinvolga i Servizi.
- Oltre a incentivi economici e di carriera, l’incentivo più richiesto è stato la garanzia di una formazione di qualità, libera da vincoli burocratici e organizzativi, intesa in termini di formazione specifica ma anche di supervisione clinica. Accanto a queste si vorrebbe il riconoscimento del valore formativo delle esperienze sul campo e in sedi diverse e qualificate tramite scambi tra Servizi e progetti di ricerca su base locale che descrivano i bisogni inevasi dei pazienti.
Le nostre riflessioni nascono dal desiderio di investire nel Servizio di Salute Mentale in cui ci si attende di lavorare nei prossimi anni, sperabilmente un Servizio fatto di stimoli e interazioni, basato su relazioni di ascolto, coinvolgente pazienti e famiglie. E’ timore condiviso che l’immutabilità delle istituzioni e delle gerarchie si trasformi nell’immutabilità dell’assistenza offerta ai pazienti, che, come abbiamo visto, rapidamente cambiano.
I temi identificati in questo studio sono ancora in fase preliminare e necessitano di approfondimento e ampliamento del campione, al fine di dare ai giovani psichiatri una voce di contrattazione all’interno dei Servizi e avanzare richieste specifiche per il miglioramento della qualità di assistenza e cure offerte ai nostri pazienti.