A cura di Nicola Cocco, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM), Rete “Mai più lager – No ai CPR”

Il diritto alla salute delle persone migranti viene spesso violato e disatteso nei paesi di accoglienza, in particolare in alcune condizioni etero-determinate, come la detenzione amministrativa dei soggetti considerati “irregolari”, vale a dire la privazione della libertà sulla base del mancato possesso di documenti quali il permesso di soggiorno (un illecito amministrativo e non un reato). L’ufficio regionale europeo della World Health Organization (WHO) ha pubblicato nel 2022 un documento in cui denuncia i rischi per la salute delle persone migranti sottoposte a detenzione amministrativa1. In Italia, i luoghi di detenzione amministrativa delle persone migranti non in regola con i documenti sono denominati Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). La gestione della salute delle persone migranti detenute è appaltata al personale sanitario assunto dagli enti gestori privati, senza la richiesta di titoli o formazione specifica in ambito di medicina detentiva e medicina delle migrazioni. Numerosi report e inchieste di attori indipendenti2 nonché del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale3 hanno evidenziato le condizioni degradate e degradanti dei CPR in termini igienico-sanitari e dello stato delle persone migranti detenute, che presentano spesso gravi problematiche di salute fisica e mentale, esacerbate dal contesto del CPR stesso nonché dalle difficoltà di accesso a standard sanitari di qualità garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Tali criticità hanno poi come corollario l’accertato abuso e misuso di psicofarmaci in tali luoghi di detenzione4.

Per legge5 , l’invio di una persona migrante in un CPR necessita di una valutazione sanitaria della stessa da parte di un medico del SSN (“valutazione di idoneità alla vita in comunità ristretta”); negli anni tale strumento si è concretizzato quasi sempre come mero nulla osta che escluda rischi di malattie infettive, senza una reale valutazione dello sato di salute globale della persona presa in esame. Tale accertamento da parte dei medici del SSN pone importanti criticità, per cui, in linea con quanto espresso dalla WHO, la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM), in collaborazione con la “Rete Mai più lager – No ai CPR” e con l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) chiede a tutto il personale sanitario una presa di coscienza sulle condizioni e sui rischi per la salute delle persone migranti sottoposte a detenzione amministrativa nei CPR, e nello specifico chiede ai medici cui viene richiesta la valutazione dell’idoneità alla vita in comunità ristretta in tali luoghi di eseguire tale valutazione non rilasciando più l’idoneità a nessuna persona migrante, utilizzando il modulo allegato a questa campagna, che sintetizza le motivazioni di sanità pubblica, di deontologia medica e medico-legali per non valutare più nessuna persone come idonea alla vita nei CPR6. La Campagna sta avendo una risonanza nazionale e a livello internazionale ha suscitato interesse aprendo un dibattito sul ruolo del personale sanitario per una prospettiva abolizionista della detenzione amministrativa delle persone migranti7.

È stato inoltre lanciato un appello rivolto a tutti i professionisti della salute (medici, infermieri, psicologi, assistenti, etc.) che chiede la chiusura di tali centri di degrado, sofferenza e abbandono, e che mette in discussione la possibilità che il personale sanitario possa prestare servizio in tali luoghi, sia livello nazionale che all’estero (si pensi ai centri in costruzione in Albania)8. Ciò sta già accadendo in alcune realtà (Macomer in Sardegna e Ponte Galeria a Roma), dove la presenza di psichiatri del SSN che prestano la loro attività professionale all’interno del contesto del CPR rischia non solo di non poter fornire un supporto adeguato alle persone con problemi di salute mentale, ma anche di “normalizzare” la presenza delle stesse in questi luoghi9, in cui l’incastro psicopatogeno di detenzione, isolamento, abbandono e abuso di psicofarmaci evidenzia la china di vere e proprie derive manicomiali, come già evidenziato in alcuni CPR10.

Note
1WHO Regional Office for Europe. Addressing the health challenges in immigration detention, and alternatives to detention: a country implementation guide. WHO Regional Office for Europe, Copenhagen 2022

2Si segnalano in particolare i report della “Rete mai più lager – No ai CPR” (Delle pene senza delitti. Istantanea del CPR di Milano. Report dell’accesso presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milano, via Corelli n. 28, del Senatore Gregorio De Falco nelle giornate del 5 e 6 giugno 2021, e Delle pene senza delitti. Istantanea del CPR di Milano – Un anno dopo), dell’ASGI (cfr. https://www.asgi.it/tag/cpr/) e del Naga (Al di là di quella porta – Un anno di osservazione dal buco della serratura del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milano).

3Per i report più recenti del Garante Nazionale, cfr. Documento di sintesi sui Cpr e sul Centro di prima accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, 18 giugno 2023

4Rondi L, Figoni L. Rinchiusi e sedati: l’abuso quotidiano di psicofarmaci nei Cpr italiani. Altreconomia, 1 aprile 2023

5Art. 3 della Direttiva del Ministero dell’Interno del 19 maggio 2022

6Inidoneità alla vita nel CPR: appello ai medici. Necessaria la presa di coscienza. ASGI

7Doctors should not declare anyone fit to be held in immigration detention centres. BMJ. 2024;384:q531. Published 2024 Mar 1. doi:10.1136/bmj.q531,

8 Appello per operator* della salute contro i centri di permanenza per il rimpatrio

9In deroga all’art. 3 della sopra citata Direttiva del Ministero dell’Interno del 19 maggio 2022, che indica i “disturbi psichiatrici” tra i criteri di non idoneità alla vita nel CPR.

10https://www.facebook.com/NoaiCPR/videos/-loasi-3non-abbiamo-pi%C3%B9-parole-ma-parlano-le-immaginiquesta-%C3%A8-la-persona-che-vi-/334240385869108?locale=it_IT