Di Vittorio Di Michele*

Il Sistema Informativo della Salute Mentale (SISM) è un case register di estrema importanza per la “misurazione” delle attività e del peso epidemiologico che le malattie mentali determinano sui servizi territoriali, semiresidenziali e residenziali psichiatrici italiani. Inoltre, il Ministero della Salute pubblicando i dati riassuntivi nei report che conosciamo, consente alla comunità scientifica italiana di derivare utilissime informazioni, sia in termini epidemiologici sensu strictu sia in termini prospettici di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari.

Tuttavia non è possibile eludere le numerose criticità di uno strumento così complesso, che a parere dello scrivente, potrebbero essere facilmente ridotte rendendolo un più flessibile e semplice strumento di indagine.

Vorrei focalizzare l’attenzione su tre aspetti critici del Sistema Informativo in oggetto:

  1. le variabili prestazionali che fanno parte del tracciato record ministeriali che sono obsolete e numericamente sovrabbondanti;
  2. la lentezza nei tempi di “ritorno del dato aggregato” agli operatori e ai programmatori regionali;
  3. il mancato incrocio dei numerosi database ministeriali facenti capo al Nuovo Sistema Informativo Salute: SIMES, SIAD, FAR, OIPS, SDO, EMUR ecc, che potrebbero fornire informazioni tempestive orientate ad un miglioramento della appropriatezza prescrittiva da parte dei medici italiani con delle evidentissime ripercussioni positive sui costi del sistema salute e sul grado di conoscenze dei percorsi assistenziali e terapeutici.

Infine, ed in via del tutto accessoria, si segnala l’inattendibilità dei dati sulle prestazioni e sui carichi di lavoro con maggior riguardo per quelle regioni che stanno soffrendo delle riduzioni di personale e di un contestuale invecchiamento degli operatori.

Per quanto attiene il punto 1, si rammenta che sono ben 26 le prestazioni registrate nella scheda prestazione del SISM e includono 6 tipologie di prestazioni psicologiche (fra cui 4 tipologie di psicoterapia diversa) e addirittura 4 tipologie diverse di prestazioni “sociali”. Non tralascio di osservare che vi sono ben due tipologie di interventi psicoeducativi. Sintetizzando e aggiornando il sistema alle più recenti evidenze basate su prove di efficacia potremmo ridurre a non più di 10-12 le attuali 26 variabili, con grande beneficio anche per l’analisi dei dati aggregati. A titolo esemplificativo, si evidenzia che viene registrata anche la variabile prestazionale denominata “Riunioni” i cui criteri operazionali sono assolutamente obsoleti e poco aderenti alla realtà clinica dei servizi orientati alla cura e agli obiettivi di “misurazione” dell’impegno diagnostico-terapeutico. Inoltre alcune voci quali: interventi di rete, colloqui, colloqui con i familiari e terapie familiari spesso raggiungono dei numeri di rilevazione talmente esigui, da non essere utilizzabili a fini epidemiologici oltre che per interventi organizzativi o di monitoraggio della spesa e dei costi di un servizio.

Rispetto al punto 2, il Ministero della Salute ha dei tempi di ritorno dei dati SISM così lenti, che spesso non sono facilmente utilizzabili dal programmatore e dal decisore politico, che ha a sua volta tempi “tecnico-politici” piuttosto lunghi. Mi limito ad osservare che nelle regioni in piano di rientro qualunque riorganizzazione del sistema salute deve avere l’avallo del Comitato Ministeriale, che si esprime dai sei a dodici mesi successivi alla presentazione del progetto di riorganizzazione sul tavolo di monitoraggio! Se i dati necessari a formulare proposte di modifica sono già “vecchi” di un paio d’anni, è molto difficile indurre cambiamenti entro tempi ragionevoli.

Infine, per quanto attiene al mancato incrocio degli ormai numerosi database ministeriali e soprattutto ad un adeguato controllo di coerenza e qualità (il punto 3), va considerato che spesso si ottengono dati così differenti da smarrire gli stessi epidemiologi. Mi riferisco ad esempio alla discrasia fra il consumo di psicofarmaci riportato dall’AIFA e quello riportato nel Rapporto Salute Mentale.

In conclusione sarebbe auspicabile che il Ministero della Salute, per quanto attiene la salute mentale ed il relativo Sistema Informativo, recepisca gli enormi progressi che negli ultimi 20 anni sono stati realizzati nella valutazione di qualità degli interventi psichiatrici e si allinei a questi progressi, ad esempio verificando se gli indicatori relativi all’attivazione dei Percorsi di Cura per i disturbi psichiatrici gravi (approvati in Conferenza Unificata il 13.11.14) vengano correntemente calcolati in un processo di miglioramento continuo della qualità dell’assistenza.

*Dipartimento di Salute Mentale, Centro di Salute Mentale di Penne, Pescara