Il 20 febbraio 2023 si è tenuto un webinar SIEP sul tema della rete dei Servizi per la Salute Mentale alla luce della riorganizzazione dell’assistenza territoriale disegnata dal DM 77/22 e dall’Intesa Stato-Regioni del 21.12.22.
Hanno partecipato, con la moderazione di Rosanna Magnano (Sole24Ore): Fabrizio Starace Presidente SIEP), Tommaso Maniscalco (Regione Veneto) Massimo Rosa (Regione Piemonte), Giuseppe Nicolò (Regione Lazio), Daniela Matarrese (Regione Toscana), Giulio Corrivetti (Regione Campania).
Starace ha descritto i punti salienti dell’Intesa Stato-Regioni del 21/12/2022 sulla “nuova metodologia per il calcolo dei fabbisogni di personale del SSN”, che riguarda aspetti organizzativi e strutturali, ed identifica standard minimi di personale necessari per il funzionamento a regime del sistema di salute mentale di comunità.
Nel dibattito, i relatori hanno osservato tra i punti di forza del documento: il modello della psichiatria di comunità, anche attraverso equipe pluriprofessionali afferenti al CSM che intervengono nelle Case della Comunità, e la prospettiva di superamento delle disuguaglianze tra le diverse Regioni.
Tra gli aspetti rilevanti a tal fine:
- la co-progettazione e co-programmazione con le risorse del territorio e con il terzo settore, tra pubblico e privato, che permette di attivare risorse, ma anche di favorire scambi tra diverse culture e competenze, in particolare su ambiti quali domiciliarità, inclusione e lavoro;
- l’utilizzo del budget di salute;
- l’attivazione di reti per specifiche patologie e disturbi, che coinvolgono ASL, AO e Università;
- le potenzialità derivanti dalle nuove tecnologie per la realizzazione di una politica della prossimità delle cure.
Non è mancato il riferimento ad elementi critici che rischiano di compromettere il processo di riorganizzazione:
- le carenze di organico (specie nelle aree periferiche e rurali o più disagiate), con difficoltà a reclutare operatori anche qualora vengano attivate le procedure concorsuali;
- la mancanza di indicatori di esito e di processo definiti;
- le problematiche legate alla normativa sulle REMS e alla gestione degli utenti autori di reato;
- la necessità di dare risposta ai disturbi emotivi comuni, significativamente aumentati con la pandemia.
Il dibattito è proseguito su tre aree tematiche.
1. Come attirare il personale nei Servizi e contrastare il rischio di demotivazione/burn-out.
Sono emerse in proposito alcune riflessioni, in particolare:
- La possibilità di incentivare gli operatori che accettano di lavorare nelle zone periferiche e più disagiate;
- le normative che permettano di favorire l’inserimento dei medici specializzandi nei Servizi;
- la necessità di una concertazione condivisa tra il Ministero della Salute che gestisce la programmazione, le Regioni che gestiscono l’operatività e l’Università che gestisce la formazione;
- il rendere attrattive le professioni della salute mentale anche attraverso il superamento dello stigma che riguarda non solo gli utenti, ma anche gli operatori;
- il rendere i Servizi più attrattivi coinvolgendoli nella ricerca, nei percorsi di innovazione, favorendo il lavoro di gruppo e promuovendo un appropriato welfare per i dipendenti.
2. Come considerare un passaggio da un’assistenza “medico-centrica” ad un’assistenza centrata su diverse figure professionali (“task shifting”).
Tutti i relatori hanno sottolineato i vantaggi del “task shifting” anche in termini di integrazione di competenze e multidisciplinarietà, individuando però quali possibili criticità:
- la mancanza di un percorso professionalizzante in salute mentale per gli infermieri;
- la non scontata disponibilità ad accettare una delega che presuppone livelli diversi di responsabilità;
- la necessità di un processo culturale che permetta alle persone della comunità (e quindi a utenti e familiari), di accettare questo cambiamento.
3. Come gestire le situazioni psicopatologiche meno complesse, considerando che in una condizione di carenza di risorse, si pone il problema di stratificare l’utenza per livelli di rischio clinico.
È qui emersa la necessità di gestire i disturbi meno complessi attraverso strategie alternative (tecniche per la gestione dei disturbi d’ansia, gruppi AMA, nuove tecnologie informatiche), ma anche attraverso eventuali rapporti con il privato in cui sia mantenuta la governance del Servizio pubblico.