Mezzina, Gopikumar, Jenkins, Saraceno e Sashidharan hanno recentemente pubblicato un lavoro che evidenzia come il Covid-19 possa essere definito una “sindemia”, dove per sindemia si intende l’insieme dei problemi di salute, ambientali, sociali ed economici determinati dall’interazione con la patologia epidemica, che implicano pesanti ripercussioni sulle condizioni di vita della popolazione. Il Covid-19 è così “una malattia della disuguaglianza” che ha un impatto sproporzionatamente negativo sulle persone socialmente ed economicamente più svantaggiate.
Con la pandemia i Servizi di salute mentale hanno dovuto far fronte al più marcato e improvviso aumento di problematiche correlate a disagio mentale, mai verificatosi dal secolo scorso.
Costituisce ormai indubbia evidenza come i determinanti sociali di salute abbiano un forte impatto sulla salute in generale e sulla salute mentale in particolare e come in particolare le diseguaglianze correlate a lavoro instabile, povertà, precarietà abitativa, razza e genere possano influenzare benessere e salute mentale.
Il legame tra povertà e salute mentale è bidirezionale: la mancanza di risorse socioeconomiche aumenta il rischio di esposizione a esperienze traumatiche e stress, fattori che aumentano la vulnerabilità ai disturbi mentali; d’altro lato i problemi di salute mentale nel lungo termine possono indurre povertà per discriminazione e ridotta capacità di lavorare.

In epoca di pandemia abbiamo osservato un marcato amplificarsi di tali disparità a livello globale (sia all’interno degli Stati che tra gli Stati) ed un’accentuazione di fragilità per i gruppi socialmente più vulnerabili ed emarginati, spesso colpiti da stigma, discriminazioni, violazione dei diritti umani. In questo contesto si situano le complesse relazioni tra domini sociali, disparità e disuguaglianze in salute mentale e quindi la necessità di promuovere la partecipazione e l’impegno dei cittadini e delle organizzazioni comunitarie per una radicale trasformazione della salute mentale.

Gli autori sottolineano come le disuguaglianze relative alla salute (intese come “differenze nello stato di salute o nella distribuzione dei determinanti di salute tra diversi gruppi di popolazione”) costituiscano una grave ingiustizia sociale nelle società moderne e come le differenze sistematiche relative alla salute presenti tra gruppi di persone, siano di fatto evitabili. In generale le disuguaglianze di salute mentale derivano dalle disuguaglianze sociali e sono aggravate dalle condizioni di vulnerabilità.

Gli autori fanno quindi infine riferimento ad un recente Piano d’Azione Locale e Globale lanciato da una coalizione di organizzazioni che rappresentano persone con esperienza vissuta, familiari, operatori, politici e ricercatori, per realizzare un fondamentale cambiamento nelle politiche di salute mentale che, superando il tradizionale modello bio-medico, sposta l’attenzione sui determinanti sociali e promuove equità nella cura, situando la salute mentale entro un paradigma di sviluppo e giustizia sociale.

Il suddetto Piano d’Azione Locale e Globale fa riferimento ad azioni relative a 12 ambiti fondamentali:

  • società e responsabilità;
  • coping e resilienza;
  • agire sui determinanti sociali;
  • cambiare il modo di pensare relativo alla salute mentale;
  • favorire connessione e coinvolgimento delle persone;
  • promuovere i diritti umani;
  • sviluppare educazione e formazione;
  • garantire conoscenza e disponibilità di risorse di auto-aiuto;
  • promuovere reciproco supporto;
  • deistituzionalizzazione;
  • promuovere recovery;
  • aumentare l’aspettativa di vita delle persone con disturbi mentali.

Gli ambiti di intervento sono molteplici e complessi, poiché le disuguaglianze non riguardano solo l’accesso alle cure, bensì l’accesso a tutte le opportunità sociali ed a tutti i percorsi di inclusione sociale necessari per superare stigma e discriminazione, e questo obiettivo può realizzarsi solo attraverso uno sforzo politico ampio e integrato ed attraverso l’empowerment e la partecipazione di tutti gli stakeholder.

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