Il 29 Aprile la newsletter della SIEP ha pubblicato alcune riflessioni di Vittorio Di Michele che identifica, nel Sistema Informativo nazionale sulla salute mentale (SISM), almeno tre criticità rispetto alle quali riteniamo utile aprire un confronto, analizzandole più nel dettaglio.

In qualità di componenti del gruppo di lavoro che per anni è stato impegnato prima nella costruzione e successivamente nel monitoraggio di uno strumento così complesso, e aggiungiamo così importante, ci permettiamo di ribattere alle “criticità” indicate fornendo alcuni elementi per meglio chiarire quale preziosa opportunità il SISM possa rappresentare per i clinici e i programmatori del settore.

La prima critica di Di Michele riguarda l’eccessivo numero di prestazioni nel SISM e il loro essere “obsolete”.

Le variabili prestazionali, condivise in un lungo percorso decisionale con tutte le Regioni, hanno l’ambizione di permettere di rappresentare un ampio ventaglio di interventi possibili erogati dai servizi di salute mentale in Italia, consentendo così al singolo operatore di caratterizzare al meglio la prestazione erogata. Avere un numero maggiore migliora la possibilità di scelta ma non inficia la possibilità di aggregarle, se utile o necessario, in raggruppamenti più ampi (vedi Tabella 3.1.2 del Rapporto SISM 2016 tipo di attività e Tabella 8.4 – Prestazioni erogate per tipo assistenza – Fonte: NSIS – Sistema informativo salute mentale (SISM) – anno 2016).
Per quanto riguarda la numerosità, non è vero che le prestazioni citate registrano tutte numeri esigui: i colloqui con i familiari rappresentano la sesta voce in ordine di numerosità, mentre altre voci come colloqui hanno invece una numerosità ancora più alta (sono la terza voce in ordine di numerosità). Il fatto che non siano rilevate nei servizi dice di più sulle criticità dei servizi stessi che su quelle attribuite al sistema informativo.

La seconda osservazione rivolta al SISM è di avere tempi così lunghi per il ritorno dei dati elaborati da non permettere una rapida fruizione da parte dei decisori regionali.

Al di là del fatto che sono stati pubblicati i rapporti con le analisi di dettaglio per gli anni 2015, 2016 ed è pronto quello del 2017, ci sembra necessario sottolineare che molti dei ritardi nelle analisi sono generati da invii regionali con dati parziali e incongruenti che vanno più volte corretti e implementati prima di poter essere acquisiti definitivamente. Inoltre, questo succede anche perché le regioni non usano o usano in maniera non adeguata i numerosi strumenti messi a disposizione dal Ministero della salute per verificare il corretto caricamento e invio dei dati.

Ciò premesso, non va dimenticato che la funzione dei report ministeriali è quella di generare un benchmarking nazionale, non sicuramente quella di sostituirsi alle analisi regionali. È infatti compito delle singole Regioni, che grazie al SISM hanno banche dati aggiornate e la cui qualità è in continuo miglioramento proprio grazie ai report ministeriali, produrre elaborazioni e report sul sistema di salute mentale di livello regionale. Questa tipologia di report, in virtù del fatto che i dati regionali sono disponibili entro 6 mesi dalla chiusura dell’anno proprio per le scadenze imposte dal SISM, possono (e dovrebbero) essere elaborati dalle singole Regioni in tempi senz’altro minori rispetto al report nazionale.
Ci sembra che, piuttosto che rimproverare il SISM per la sua presunta scarsa tempestività, sarebbe necessario migliorare a livello regionale la sua utilizzazione, ad esempio favorendo la costruzione di cruscotti regionali che utilizzassero gli indicatori SISM e inviassero routinariamente gli indicatori calcolati ai servizi del proprio territorio.

L’ultima osservazione riguarda l’assenza da parte del Ministero di iniziative relativamente al merging tra diversi sistemi informativi sanitari.

In realtà il Ministero, come abbiamo spesso ribadito in moltissimi eventi pubblici di settore, sta promuovendo più di una iniziativa di implementazione e validazione dei documenti tecnico-scientifici approvati in sede di Conferenza Unificata. In particolare ci riferiamo al progetto “I percorsi di cura nei disturbi mentali gravi, tra valutazione della qualità della cura e nuovi modelli di finanziamento” che è stato finanziato dal CCM con fondi 2016 per fornire risorse ed opportunità a 4 Regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Sicilia) finalizzate ad effettuare precisamente tale operazione. A partire dagli indicatori presenti nel documento della Conferenza Unificata Stato Regioni del 2014 “Definizione dei percorsi di cura da attivare nei Dipartimenti di Salute Mentale nei disturbi schizofrenici, dell’umore e gravi di personalità” il gruppo di lavoro del progetto ha costruito e calcolato gli indicatori derivandoli proprio dal merging tra SISM e altre basi dati sanitarie (Anagrafe Sanitaria, Farmaceutica, Pronto Soccorso, Schede di Dimissione Ospedaliera, Specialistica ambulatoriale, Cause di Morte, ecc.).
Il progetto, conclusosi in questi giorni, ha permesso di descrivere attraverso gli indicatori clinici la qualità dei percorsi di cura di circa 260.000 pazienti per le 4 patologie studiate (schizofrenia, disturbo bipolare, dist. depressivo e di personalità). In questo progetto sono stati così valutati i punti di forza e le criticità dei 4 sistemi di salute mentale regionali che hanno collaborato.
I primi risultati sono stati presentati nel corso del Convegno conclusivo tenutosi recentemente a Milano, e maggiore diffusione è in programma con la stesura di articoli scientifici e se tutto questo è stato possibile è solo grazie all’attenzione e a risorse messe in campo dal Ministero.

Concludendo, crediamo che il SISM sia una grande risorsa per la salute mentale, ancora di più ora che non è solo in grado di monitorare l’assistenza ma anche di valutarne la qualità.

Questa risorsa però non è ancora utilizzata in modo completo dalle Regioni e dai Dipartimenti di Salute Mentale. La creazione di cruscotti regionali, la comunicazione in tempo reale del benchmarking regionale e la cura della qualità del dato sono compiti che il SISM a livello centrale può favorire ma che è compito delle Regioni attivare. Prima di parlare di modifiche, utilizziamo a pieno quello che esiste già.

Antonio Lora, Teresa Di Fiandra, Natalia Magliocchetti